Aprire strade nel deserto

Pubblicato giorno 10 novembre 2020 - Spazio Giovani

http://www.lastampa.it/cuneo/2019/12/30/news/grazie-ai-carabinieri-che-mi-hanno-arrestato-e-al-giudice -che-mi-ha-condannato-cosi-ora-posso-uscire-dal-giro-di-spaccio-1.38270199

SPUNTI DI RIFLESSIONE A PARTIRE DA UN ARTICOLO
RINGRAZIA I CARABIENIERI CHE LO HANNO ARRESTATO E IL GIUDICE
PER LA CONDANNA: “COSÌ POSSO USCIRE DALLA SPACCIO DI DROGA”
(La Stampa, lunedì 30 dicembre 2019 – Manuela Macario).

La storia di un immigrato albanese domiciliato a Bra. Era stato arrestato dai carabinieri per droga e non
solo li aveva ringraziati, ma dopo essere finito a processo, ha detto grazie anche al giudice per la
condanna, seppur lieve, che gli ha inflitto e che gli ha permesso di tirarsi fuori dal tunnel in cui si era
cacciato. Spacciava perché non aveva più un lavoro e anche per pagarsi la cocaina di cui faceva uso il trentaseienne albanese residente a Bra che era stato fermato dai carabinieri durante un normale controllo
su strada ad Asti. I militari gli avevano trovato 88 dosi di cocaina, tra confezionate e non. Trenta erano
già incellophanate, la parte restante corrispondeva a Articolo un quantitativo di una cinquantina di pezzi scarsi.
Lo avevano fermato in corso Alessandria e dopo aver trovato i primi pacchettini di coca, avevano proseguito
i controlli nell’abitazione, dove ne era stata trovata dell’altra. Sottoposto a processo per il reato di detenzione
e spaccio, rischiava oltre sei anni di carcere, come previsto dal codice penale. Il giudice Marco Dovesi
però lo ha condannato a un anno e quattro mesi con la condizionale, perché il trentenne non solo è apparso
davvero pentito, ma ha ammesso le proprie colpe e ringraziato tutti per averlo arrestato e aiutato così a
uscire dal giro infernale in cui era finito. Il pm titolare dell’indagine era Laura Deodato.
L’uomo, dopo essere stato arrestato, era stato sottoposto a processo immediato, senza poter ricorrere a riti
alternativi, perché le prove chiave a suo carico erano schiaccianti. Aveva ammesso ciò che gli veniva contestato:
era un consumatore, spacciava per averne per sé e la rivendeva “perché non ce la facevo ad andare
avanti” aveva dichiarato. “Così mi sono accorto del grave errore e del vortice in cui ero finito”. Il trentenne
ha moglie e un figlio e non riusciva a trovare un lavoro. Per tirare a campare si era messo non solo a spacciare,
ma era finito col farne uso.
“Quando era stato arrestato – racconta il suo legale, l’avvocato Marco Dapino – aveva ringraziato i carabinieri.
È stato proprio l’arresto che gli ha permesso di risalire la china”. Il giudice lo ha condannato, ma gli
ha riconosciuto ipotesi lievi, nonostante il quantitativo che gli era stato trovato dai militari fosse ragguardevole.
Solo con l’arresto l’uomo aveva trovato la forza per dare una svolta alla sua vita e il magistrato gli ha
creduto. “Sono soddisfatto della sentenza – commenta Dapino – anche perché il giudice ha tenuto conto non
solo della correttezza dell’imputato, ma anche di quegli aspetti umani e di contorno che erano degni di essere
soppesati nella valutazione complessiva”.